Dopo l’annuncio della fusione tra Fca e Psa, che dovrà compiersi entro la fine dell’anno, a Torino si guarda con fiducia alla trattativa appena iniziata, anche se non mancano le preoccupazioni per gli stabilimenti locali e gli Uffici Centrali del Gruppo Fca. L’automotive torinese sta attraversando infatti una fase di difficoltà dovuta sia alla crisi di mercato che coinvolge gli Usa, la Cina e L’Europa sia alla profonda trasformazione in atto. Nel “rapporto sulle aziende metalmeccaniche in crisi” nell’area metropolitana, presentato dalla Fim Cisl Torino-Canavese, si evince che su circa 100mila addetti sono in 3296 a rischiare il posto.
Di questi, più della metà (circa 1700) appartiene al comparto automotive, a cui vanno aggiunti i circa 4mila lavoratori della Carrozzeria Mirafiori e Agap, in cassa integrazione. “L’impatto della crisi sull’automotive è forte – dichiara il segretario generale della Fim Torino-Canavese, Claudio Chiarle – ed è dato anche dal rallentamento delle economie francesi e tedesche per cui l’export automotive perde colpi. In Piemonte ci sono circa 58mila addetti nel settore automotive, esclusa FCA, un terzo del valore complessivo con un fatturato di 46 miliardi in Italia di cui il 38% FCA; 18 miliardi in Piemonte di cui il 45% FCA. Considerando un rapporto 1 a 3 sull’indotto abbiamo circa 20/25mila posti di lavoro a rischio prevalentemente nell’automotive”.
L’elenco delle aziende in crisi nel territorio continua ad allungarsi giorno dopo giorno. L’ultima doccia fredda è arrivata dalla Mahle, multinazionale tedesca, con sede a Stoccarda, che produce pistoni per i motori diesel negli stabilimenti di La Loggia, alle porte di Torino, dove lavorano 243 persone, e a Saluzzo, nel cuneese, dove ne sono occupati 209. L’azienda ha confermato per la seconda volta in pochi giorni la decisione di delocalizzare in Polonia la produzione. I lavoratori hanno già ricevuto la lettera di licenziamento e, se non succede qualcosa prima, gli impianti saranno chiusi entro la fine dell’anno.
Preoccupati per i loro futuro sono anche i 600 lavoratori della Lear (sedili per Maserati), i 432 della Tekfor (semilavorati per auto), i 100 della Pmc Automotive, i 100 di Mtd Tiberina (indotto), i 44 della Blue Car (auto elettriche), i 25 di Paintech e i 25 di MilleMiglia (indotto). Altro esempio di crisi recente, sempre nel settore metalmeccanico, è quello dei 400 lavoratori della sede di Settimo Torinese della Olisistem. Per l’azienda, che mette a disposizione tecnici informatici e call center a supporto di banche e assicurazioni e che a livello nazionale conta 1.900 addetti, è stato convocato un tavolo a Roma. L’elenco delle aziende metalmeccaniche torinesi continua con la Embraco – Ventures, ex azienda di compressori per frigoriferi, con 409 lavoratori che aspettano una produzione da più di un anno.
Altre vertenze aperte sono quelle di Comital/Lamalù (126 persone, che ora sperano nella proposta d’acquisto di matrice cinese arrivata poche settimane fa), i 370 dipendenti di New Holland, a San Mauro, dove la logistica prenderà il posto della manifattura lasciando fuori decine e decine di esuberi. Per il 20 novembre l’assessora regionale al Lavoro, Elena Chiorino, ha convocato un tavolo sulla crisi dell’automotive, invitando sindacati e associazioni imprenditoriali. “Serve un fondo regionale – ha proposto l’assessora della giunta Cirio – che acquisti temporaneamente quote di aziende in crisi per proteggerle dallo shopping selvaggio dei gruppi internazionali che arrivano comprano e poi delocalizzano”.
Per il segretario generale della Cisl piemontese Alessio Ferraris si tratta di “una idea interessante perché consente di dare tempo alle nostre aziende in difficoltà, costrette spesso a ricercare partner o investitori sotto la spinta dell’urgenza. Nell’incontro del 18 ottobre scorso con la Giunta, abbiamo condiviso l’apertura di tavoli tematici tra cui quello sulla competitività del nostro sistema produttivo. Sono certo che sia quella la sede giusta per approfondire questa proposta”.
Rocco Zagaria