“Siamo qui da vent’anni”: storie di integrazione nel lavoro agroalimentare a Cuneo

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Siamo qui da vent'anni cuneo “Siamo qui da vent’anni”: storie di integrazione nel lavoro agroalimentare a Cuneo

Presentato nel capoluogo della Granda il docufilm di Sandro Bozzolo su storie di integrazione nel lavoro agricolo prodotto dall’Anolf con il sostegno della Fai Cisl nazionale Storie di donne e uomini, di giovani e adulti

Storie di generazioni e di popoli venuti da lontano, in cerca di un futuro per sé e per i loro figli. Testimonianze e racconti di lavoratrici e di lavoratori immigrati che da molti anni vivono e lavorano, soprattutto nel settore dell’agricoltura, in questo vasto pezzo di Piemonte chiamato, non a caso, provincia “Granda”. Ci sono macedoni che lavorano nelle vigne delle Langhe dove si producono vini pregiati come il barolo e il barbaresco, indiani del Punjab impegnati nella produzione casearia, africani occupati nella raccolta delle frutta nella zona del Saluzzese e della cura e raccolta delle castagne nelle valli del Tanaro. Senza dimenticare i cinesi specializzati nella lavorazione della pietra nel distretto di Barge e Bagnolo e le tante badanti dell’Est che si prendono cura degli anziani. Sono queste le diverse realtà raccontate nel documentario dal titolo: “Siamo qui da vent’anni”, del cuneese Sandro Bozzolo, della durata di 48 minuti, realizzato dall’Anolf Cuneo, con il contributo del Consorzio delle ONG Piemontesi, della Fai Cisl e della Fondazione Fai Cisl Studi e Ricerche, nell’ambito del progetto europeo “Frame, Voice, Report”.

“Abbiamo voluto realizzare questo progetto – ha spiegato Roger Davico, presidente territoriale dell’Anolf Cisl, Associazione Nazionale Oltre le Frontiere durante la presentazione del documentario avvenuta a Cuneo, insieme al regista e alla giovane protagonista, Kaur Kirandeep – per sottolineare l’importanza del contributo di questi nuovi cittadini alle produzioni del nostro territorio”. Il binomio immigrazione-agricoltura va, per fortuna, oltre il caporalato ed è spesso esempio di integrazione e di nuove e avanzate forme di cittadinanza. “Razzismo, caporalato e ogni forma di illegalità – ha osservato Onofrio Rota, segretario generale della Fai, che ha voluto partecipare di persona alla presentazione del docufilm a Cuneo – si combattono anche con progetti culturali e artistici che come Fai vogliamo contribuire a diffondere per far crescere la consapevolezza di questi fenomeni”. Del milione di lavoratori impegnati nel settore dell’agricoltura in Italia, circa 350 mila sono, secondo la Fai Cisl, immigrati regolari. Di altri trecentomila, sempre immigrati, non si sa quasi nulla. Sono lavoratori invisibili. Senza diritti e dignità.

“Siamo qui da vent’anni” ha emozionato anche il segretario regionale Cisl Alessio Ferraris, intervenuto, insieme al neo segretario generale Cisl di Cuneo, Enrico Solavagione, e alla responsabile nazionale settore Migrazioni Inas, Liliana Ocmin (collegata in video conferenza), alla presentazione del documentario nel capoluogo cuneese. “La nostra società – ha evidenziato Ferraris nel suo intervento – ha perso purtroppo la semplicità e la purezza dei protagonisti del film. Il processo di integrazione è davvero troppo lento. Le leggi che dovrebbero favorirlo, invece di essere dettate da consapevolezza e reali necessità del nostro sistema produttivo, sono fortemente condizionate dall’ideologia e, spesso, dal tornaconto elettorale”. Per Enrico Solavagione, segretario generale Cisl Cuneo: “Il docufilm ci aiuta a riflettere. Dietro tantissimi migranti c’è un fenomeno drammatico che è il caporalato. Vogliamo meno chiacchiere dalla politica divisa tra populismo sfrenato, che vorrebbe chiudere tutti i porti e l’illusione pericolosa che si possa accogliere tutti”.

Temi ripresi dal segretario confederale Cisl, Andrea Cuccello, collegato in video da Roma. “Negli ultimi anni – ha detto il segretario nazionale Cisl con delega al settore agroalimentre e all’immigrazione – è stata alimentata nel Paese una pericolosa cultura contro lo straniero e il diverso. L’articolo 103 del decreto Rilancio sulla regolarizzazione dei lavoratori immigrati è stato un primo passaggio fondamentale anche se può e deve essere migliorato. Ora ci aspettiamo che questo governo compia un ulteriore sforzo, approvando una legge sullo ius culturae per permettere a chi nasce e cresce in Italia di sentirsi italiano”.

Rocco Zagaria

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