Poste, il no “senza appello” di Slp Cisl alla privatizzazione dell’azienda. Carafassi rieletto segretario regionale

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Il congresso regionale Slp Cisl primo piano Poste, il no “senza appello” di Slp Cisl alla privatizzazione dell’azienda. Carafassi rieletto segretario regionale

Poste, il no senza appello di Slp Cisl alla privatizzazione dell’azienda arriva anche dal VII congresso della federazione piemontese che si è celebrato il 21 marzo, ai Ronchiverdi di corso Moncalieri, a Torino. All’assise – che aveva come slogan: “Condivisione, rappresentanza, territorio” e che è stata presieduta da Mario Petitto, ex segretario generale di Cisl Poste e ora vice presidente di Uni Europa, hanno partecipato i segretari regionale e nazionale Slp, Gerlando Carafassi e Luca Burgalassi e il segretario Cisl Piemonte, Alessio Ferraris. Con i suoi 5.000 iscritti, Slp-Cisl è il sindacato più rappresentativo in Poste Italiane della regione. Record che detiene anche a livello nazionale, nonostante il ridimensionamento di organico avvenuto negli ultimi anni. Al termine dei lavori congressuali, il nuovo consiglio generale ha riconfermato, con 66 voti su 68, il segretario uscente Gerri Carafassi alla guida delle federazione piemontese.

“Dal 2010 a oggi – ha sottolineato nella sua relazione introduttiva il segretario regionale Gerri Carafassi – si sono tagliate mille zone per il recapito in Piemonte. Nonostante tutto, siamo sempre riusciti a governare gli effetti delle riorganizzazioni e i conseguenti cambiamenti, anche se con l’avvento dell’era Caio, che ora è finalmente terminata, il ridimensionamento complessivo dell’azienda è stato pesante e, a medio termine, si rischia di pagare un prezzo alto in termini di occupazione”. Per il segretario regionale dei lavoratori delle poste iscritti alla Cisl “c’è una forte preoccupazione rispetto alle prospettive di tutto il settore e, da tempo, abbiamo intrapreso varie vertenze, culminate nello sciopero generale nazionale del 4 novembre scorso. Sono sotto gli occhi di tutti le grandi disfunzioni del settore: il portalettere che non passa più nelle case tutti i giorni, anzi passa una, due volte la settimana, e in certe zone, anche più raramente. Grazie alla differenziazione tariffaria e all’aumento dei prezzi, l’azienda, con la partecipazione attiva del governo (che nella Legge di Stabilità 2015 ha reso legale nel nostro Paese il recapito a giorni alterni) e dell’Agcom, ha diversificato le modalità di recapito degli oggetti, creando le linee Plus, alibi per una drastica diminuzione delle zone universali”.

Il neo segretario generale, Luca Burgalassi, da qualche mese alla guida della federazione al posto di Mario Petitto, ha parlato delle ultime vicende di Poste Italiane, a partire dall’uscita di scena di Caio. “Uno dei meriti che possiamo attribuirci – ha esordito Burgalassi, alla suo primo congresso regionale da nuovo segretario generale –  è di aver fatto uscire dalle segrete stanze il dibattito sulla privatizzazione di Poste Italiane. Abbiamo fatto il diavolo a quattro e parlato con tutti i soggetti coinvolti, e soprattutto ci siamo mobilitati, cosa che continuiamo a fare ogni giorno, con tutte le nostre forze e senza abbassare mai la guardia. Per noi, questa privatizzazione è sbagliata, senza qualità e senza valore. Uno, perché i soldi non tornano in azienda e, due, perché si mette a rischio la stessa unitarietà aziendale. Solo un azionista pubblico può garantire la presenza degli uffici postali nei piccoli comuni e nei posti sperduti di questo Paese. Solo un azionista pubblico può tenere insieme due pezzi di azienda, ciascuno dei quali ha sessantamila dipendenti. Uno di questi pezzi, che è il servizio postale ha perso l’anno scorso circa 800 milioni di euro per una crisi ormai strutturale e, in generale, del servizio di corrispondenza. Con i privati, il settore dei servizi finanziari diventerebbe una delle tante banche, ricchissima peraltro, e il settore postale e i suoi sessantamila dipendenti, notoriamente in perdita, farebbero, con ogni probabilità, la fine di altre aziende della bad company che abbiamo conosciuto nella storia di questo Paese”.

Nel suo intervento, il segretario generale della Cisl, Alessio Ferraris ha analizzato il contesto complicato in cui il sindacato e la Cisl si trovano ad operare. “Il lavoro nel nostro Paese – ha esordito Ferraris – manca da tempo. La quarta rivoluzione industriale, che si è già affacciata e che comincia a far sentire le sue conseguenze, apre altri interrogativi e scenari imprevedibili. E’ del tutto evidente che la tecnologia non può e non deve essere fermata, ma è altrettanto chiaro che la tecnologia spazza via posti di lavoro, soprattutto in Occidente, dove ci sono manifatture mature e ad alto contenuto tecnologico. Questo combinato disposto è abbastanza inedito nella storia del pianeta. Il progresso tecnologico avanza velocemente e i paesi emergenti ci sottraggono lavoro, producendo consumi che noi non intercettiamo perché come nazione ed Europa ci siamo addormentati per venti anni. Oggi ci accorgiamo che gli stessi Paesi, che vent’anni fa facevano i giocattoli, producono automobili ed elettrodomestici tecnologicamente avanzati, impeccabili anche sotto il profilo del designer e che costano un terzo dei nostri. La strada che abbiamo davanti non è in discesa, ma noi, come diceva Gerry all’inizio della sua relazione, crediamo che si possa e si debba fare qualcosa per migliorare le condizioni delle persone che rappresentiamo”.

Rocco Zagaria 

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