Riparti Piemonte: le osservazioni di Cgil Cisl Uil regionali

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Il documento su Riparti Piemonte inviato ai Gruppi del Consiglio Regionale del Piemonte

La Giunta Regionale ha presentato sotto il titolo “Riparti Piemonte” un DDL denominato “interventi di sostegno finanziario e di semplificazione per contrastare l’emergenza da COVID – 19” con un allegato alla delibera nel quale sono contenute schede e azioni su diversi temi. Il cosiddetto “riparti Piemonte”,  dal nostro  punto di vista,  non è valutabile nel suo complesso poiché le risorse finanziarie previste hanno procedure di reperimento, disponibilità e tempi di erogazione molto diverse tra loro.

Inoltre, gli interventi vanno valutati anche in rapporto a quelli nazionali, per evitare sovrapposizioni e/o esclusioni. In tema di detassazione, bisognerebbe riequilibrare il sistema della fiscalità regionale per ridurre l’addizionale IRPEF ai redditi bassi e medi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.

Il piano si compone di risorse provenienti da diversi provvedimenti:

  • DDL presentato al Consiglio Regionale;
  • interventi legati ad una rimodulazione dei fondi residui POR FESR, FSE e PSR 2014- 2020, precedentemente destinati al “piano competitività”;
  • spostamenti di risorse economiche definite nel bilancio di previsione e revisione di alcune

Rispetto al piano e ai provvedimenti annunciati e/o adottati, non vi è stato alcun coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali da parte della  Giunta  regionale, pertanto sull’insieme dei provvedimenti ci riserviamo di esprimere, successivamente, un giudizio complessivo e articolato.

Stante l’assenza della consultazione istituzionale e preso atto che dal DDL sono stati stralciati e votati in Consiglio Regionale gli articoli sui diversi Bonus una tantum, avendo a disposizione il testo iniziale del DDL, peraltro non ricevuto dalla Giunta regionale, vi inviamo le seguenti osservazioni sull’articolato:

Art. 15 – “Interventi a sostegno dell’offerta turistica”. Si richiama il fatto che tali interventi dovrebbero essere destinati alle imprese che garantiranno rapporti di lavoro stabili e qualificati.

Art. 17 – Si segnala che nelle strutture semiresidenziali non sono presenti soggetti che presentano patologie gravi e/o gravissime.

Art. 18 – Apprezziamo, in quanto rispondente ad una nostra richiesta, lo stanziamento di 10 milioni per  la costituzione di un fondo presso  Finpiemonte S.p.A. di sostegno  al reddito, sotto forma di contributo una tantum, per le lavoratrici ed i lavoratori che non abbiano avuto accesso ad alcun tipo di ammortizzatore e abbiano subito una riduzione della retribuzione a causa della sospensione o della cessazione della prestazione lavorativa, nel periodo da marzo 2020 a maggio 2020, a seguito dell’emergenza Covid- 19.

Avremmo preferito che tale articolo fosse rientrato nello stralcio al DDL consentendo quindi di disporre dei contributi con gli stessi tempi definiti per i bonus alle imprese dell’artigianato e del commercio.

Non avendo avuto tale possibilità, chiediamo una modifica, con l’inserimento dopo il comma 1, di un comma 1 bis – così formulato:

Entro 10 giorni dall’approvazione della presente legge la Giunta definirà previo accordo con le Organizzazioni Sindacali Regionali CGIL CISL UIL i destinatari dell’intervento, le quantità economiche del bonus e le modalità di erogazione.

Art. 19 – Chiediamo l’inserimento al comma 2 del seguente testo:

Il contributo a fondo perduto sarà erogato previo impegno dell’azienda richiedente a non effettuare riduzioni di personale e a mantenere la sede operativa nel territorio della Regione Piemonte.

Art. 24 – Riteniamo insufficiente lo stanziamento previsto. A nostro avviso si dovrebbero destinare risorse aggiuntive, utilizzando i residui del fondo FSR  2014-2020 per le sistemazioni temporanee e definire altre risorse per predisporre e finanziare piani di trasporto per i lavoratori stagionali.

Sono necessarie risorse da destinare all’incentivazione dell’applicazione del protocollo regionale per il contrasto al caporalato e al lavoro irregolare. Da rimarcare la centralità dei CPI per la raccolta degli elenchi dei lavoratori disponibili e il ruolo dell’ente bilaterale per favorire l’incontro tra domanda e offerta.

Le risorse potrebbero essere ricavate dalla riduzione del consistente stanziamento di circa 10,9 milioni di euro per i consulenti a supporto degli interventi da fare e delle procedure da rispettare (scheda 103).

Art. 28 – Chiediamo la cancellazione del comma 1 per la seguente motivazione:

nel settore dell’edilizia, limitare l’invito e la partecipazione alle gare pubbliche alle sole aziende che hanno sede legale in Piemonte, oltre ai possibili contenziosi che potrebbero insorgere, rischierebbe di produrre l’effetto contrario alla ripresa delle attività del settore. La mobilità delle maestranze è un fattore strutturale del settore edile e norme come quella proposta, se adottata, potrebbe addirittura penalizzare le aziende piemontesi per le prevedibili reazioni delle altre regioni italiane. Senza contare che sono previsti, a breve, provvedimenti del Governo che ristabiliscano la mobilità fra le regioni.

 Art. 31 – Apprezziamo la dichiarazione che la destinazione delle risorse derivanti dai canoni idrici siano indirizzati alla manutenzione degli alvei dei corsi d’acqua.

Non riteniamo, invece, necessario il differimento del pagamento degli stessi per quei soggetti che producono energia idroelettrica.

Art. 34 – Vanno previsti vincoli di destinazione alla creazione di forme di lavoro stabili e qualificate.

Artt. 35 e 36 – Si propone il rilancio delle attività commerciali di “quartiere”, ovvero l’incentivazione a favore delle piccole attività di zona rispetto alla commercializzazione offerta dalla Grande Distribuzione e dalla Distribuzione Organizzata. L’attuazione di questa politica dovrebbe avvenire anche attraverso l’incrementazione del ruolo dei Comuni per l’identificazione dei distretti commerciali, lasciando alla Regione il solo compito di stabilire i criteri di costituzione attraverso parametri minimi e duttili

.Art. 40 – Va inserito il vincolo della creazione/mantenimento di lavoro stabile e qualificato.

Articoli 58-59-60-62-63 – Le disposizioni contenute in tali articoli modificano disposizioni di legge volte alla salvaguardia, tutela e sicurezza del territorio. Tali tematiche, a nostro avviso, vanno attentamente valutate; per questo riteniamo sbagliato farle rientrare nella voce “semplificazioni”, in un DDL discusso senza le procedure di consultazione allargata, previste dalle procedure ordinarie del Consiglio Regionale.

Quanto analizzato, ci fa avanzare alcuni dubbi:

Si stanziano 50 milioni di euro quale fondo da erogare ai comuni per oneri di urbanizzazione che sarebbero altrimenti a carico delle imprese costruttrici per un importo non superiore a 100.000 euro per opera. Si tratterebbe, quindi, mediamente di 500 nuovi complessi da edificare, che rappresenterebbero ulteriore consumo di suolo. Si suggerisce di spostare almeno 10 milioni di euro da questo capitolo a quello della messa in sicurezza delle scuole e del miglioramento e/o recupero del patrimonio dei comuni, mantenendo così gli investimenti in edilizia, con la diminuzione del consumo di suolo, pur rispondendo alle esigenze del territorio.

Art 65 – Si chiede l’abrogazione

Non esistono motivazioni valide per autorizzare in maniera generalizzata allentamenti dei controlli.

Esiste il ragionevole rischio di stimolare i tentativi di infiltrazione mafiosa a danno delle imprese sane e dei lavoratori, con possibili conseguenze anche sulla qualità e sui tempi di realizzazione degli interventi.

Art 66 Si chiede l’abrogazione

La materia non rientra fra quelle di esclusiva competenza della Regione e soprattutto interviene su perimetri già normati dagli ultimi DPCM e dalle leggi di conversione. Quindi, oltre al conflitto nel nostro ordinamento giuridico con norme di rango superiore, esistono considerazioni di merito per chiederne l’abrogazione. In edilizia il

D.U.R.C. viene rilasciato nella misura in cui, oltre ai versamenti INPS e INAIL,  le imprese procedano correttamente agli accantonamenti presso le Casse Edili, come previsto dai CCNL e CCPL di settore. I suddetti accantonamenti si riferiscono al pagamento di alcuni istituti contrattuali che attengono al salario, quali: ferie, gratifica natalizia, previdenza complementare, sanità integrativa, formazione e sicurezza. È evidente che un provvedimento così concepito andrebbe a danneggiare in particolar modo i lavoratori, mettendo seriamente a rischio i loro salari. Il DPCM del 26 aprile

c.a. prevede alla base di tutti i protocolli anti covid-19, condivisi con le parti sociali, il ruolo e la centralità degli organismi paritetici e dei RLST che, con la misura proposta, non avrebbero le risorse necessarie per garantire i controlli e le verifiche previste dalle norme. A ciò si deve aggiungere che, il combinato disposto degli art. 65 e 66 del DDLR rischierebbe di spalancare le porte, nel settore delle costruzioni, alle imprese in odore di mafia, che approfitterebbero dei minori controlli per investire pesantemente nel settore.

CGIL   CISL  UIL  Piemonte

 

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