Pininfarina Engineering si tratta sui licenziamenti

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Pininfarina Engineering si tratta sui licenziamenti

Continua la mobilitazione dei lavoratori della Pininfarina Engineering in difesa dei posti di lavoro. I sindacati dicono no alla proposta dell’azienda di ricollocare una sessantina di dipendenti. 

I 127 dipendenti della Pininfarina Engineering non si rassegnano e continuano a lottare per difendere il loro posto di lavoro. Nella giornata di mercoledì 25 novembre hanno scioperato 4 ore e organizzato un presidio sotto la sede della Regione, in piazza Castello a Torino, per chiedere alle istituzioni l’impegno a trovare soluzioni alternative al licenziamento. Una delegazione dei sindacati e dei lavoratori è stata ricevuta dall’assessore al Lavoro della Giunta Cirio, Elena Chiorino.

A fine ottobre, la Pininfarina Engineering, di proprietà del gruppo indiano Mahindra, ha annunciato la messa in liquidazione della sede di Cambiano, alle porte del capoluogo regionale, dove lavorano attualmente 127 tecnici, tutti altamente qualificati. Dopo aver perso due commesse importanti, l’azienda ha comunicato di non avere alternativa alla chiusura.        

“Il termine ultimo per evitare i licenziamenti è il 15 gennaio – ha spiegato Davide Provenzano, segretario della Fim-Cisl di Torino e Canavese, al presidio di piazza Castello, che si è spostato successivamente anche in piazza Palazzo di Città, sotto il Comune –, se non si trova una soluzione prima, i lavoratori perderanno il lavoro”. Proprio in questi giorni Pininfarina ha annunciato ai sindacati di poter ricollocare 60 persone nella capogruppo, di voler mettere a disposizione dei lavoratori in esubero una società di outplacement e un incentivo all’esodo per chi decidesse di ricollocarsi autonomamente. “Si tratta di una proposta altamente insufficiente – ha ribadito Provenzano –, perché non ci sono le basi per fare l’accordo su questo presupposto. Occorre fare un passo avanti. Noi abbiamo chiesto alla Pininfarina di riassorbire tutti i dipendenti”.

Nella giornata di martedì 24 novembre i lavoratori hanno incontrato, davanti ai cancelli di Cambiano, l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia che ha portato loro la sua solidarietà e vicinanza e quella della Diocesi in un momento di grande difficoltà. “Il lavoro – ha detto Nosiglia – rappresenta il diritto primario di ogni persona, ne sostiene la dignità e il necessario sostentamento della propria famiglia. Va salvaguardato e promosso ad ogni modo e in ogni circostanza”.

Duro anche il commento dell’operatore Fim territoriale, Arcangelo Montemarano. “Diciamo basta allo sciacallaggio delle multinazionali straniere – ha detto l’esponente dei metalmeccanici Cisl  – a scapito delle nostre storiche aziende. Basta alla perdita di competenze e professionalità che portano le nostre città al declino. Basta alle sofferenze economiche e di mancanza di futuro per le nostre famiglie. Le proposte presentate dall’azienda sono ancora insufficienti perché dobbiamo dare risposte a tutti i lavoratori”.

La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro tra azienda e sindacati nella sede dell’Unione Industriale di Torino. Le posizioni tra le parti restano, però, distanti.

Rocco Zagaria (Da Conquiste del Lavoro del 28/11/2020)

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