Piemonte, è crisi nel settore delle Telecomunicazioni

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Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil regionali hanno promosso un sit-in sotto il grattacielo della Regione Piemonte per denunciare il lento declino del settore Telecomunicazioni e del polo torinese della Rai. I sindacati hanno chiesto alla Giunta regionale, presieduta da Alberto Cirio, di attivarsi presso il governo e i vertici della Tv di stato per non disperdere un grande patrimonio di cultura e professionalità. “Un patrimonio – dicono i sindacati di settore – rappresentato da migliaia lavoratori che, senza adeguati interventi, rischiano di diventare esuberi”. Il presidente della Regione, Alberto Cirio, dopo aver ricevuto e ascoltato le preoccupazioni dei rappresentanti di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil sia sulla Rai che su tutto il comparto Tlc, ha dato la disponibilità ad organizzare un incontro presso il Centro di produzione Rai di Torino alla fine di gennaio 2024.

“Abbiamo chiesto unitariamente – spiega la segretaria generale Fistel Cisl Piemonte, Anna De Bella – un tavolo permanente per gestire la situazione occupazionale del settore Telecomunicazioni anche alla luce dell’introduzione dell’intelligenza artificiale nel settore. Abbiamo anche ribadito la necessità di superare il digital divide in regione, assicurando a tutti i cittadini piemontesi il diritto alla connessione”. Le Telecomunicazioni contano in Piemonte oltre 8000 addetti. La metà è occupata in aziende che operano nel settore dell’offerta e della gestione della connessione, mentre i restanti 4000 sono impiegati invece nei call center in outsourcing per aziende pubbliche e private. Tra le situazioni che i sindacati regionali chiedono alle istituzioni e alla politica di attenzionare con la massima urgenza ci sono lo scorporo della Rete Windtre, la ristrutturazione di Vodafone e lo scorporo della Rete Tim. “Siamo di fronte a un quadro desolante – aggiunge la segretaria Fistel Cisl De Bella – rispetto al quale crediamo vi sia la necessità che le Istituzioni nazionali, regionali e territoriali si espongano”.

Anche su Rai, che come Telecom (ora Tim) è nata a Torino, ci sono forte preoccupazioni. Non ci sono produzioni durature e turnover di personale e manca soprattutto la volontà di rilanciare il Centro di produzione Rai di Torino, uno delle eccellenze della più grande azienda culturale del Paese. Per i sindacati non vi è neppure l’intenzione di investire seriamente sul “cuore” di tutta l’area amministrativo-finanziaria, concentrato nella sede Rai di via Cavalli, dopo la vendita dello stabile di via Cernaia. Intanto, è stato messo in vendita un altro gioiello di famiglia: lo stabile della Radiofonia di via Verdi 31 dove, negli Anni ’30, sono nate le prime trasmissioni radiofoniche. “La Rai di Torino – spiega Stefano Pappaletto della segreteria regionale Fistel Cisl – rischia di diventare una succursale di Milano e di essere declassata a semplice sede e di non avere più un suo centro di produzione”.

Anche il settore dei call center in outsourcing sta attraversando una crisi profonda legata alle logiche delle gare d’appalto pubbliche e private e al dumping che le aziende operano sui salari e i diritti dei lavoratori. Il settore è da sempre caratterizzato da lavoro povero e precario, dovuto essenzialmente al massimo ribasso applicato dai committenti nell’assegnazione delle commesse. La situazione del settore Telecomunicazioni in Piemonte sta diventando sempre più esplosiva. È tempo di agire se si vuole evitare il peggio sul piano occupazionale. (Da Conquiste del Lavoro del 16 dicembre 2023)

Rocco Zagaria

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