Contributi non versati: per i dipendenti la pensione è salva

martedì 20 Giugno 2023 / Attualità

E’ un obbligo per il datore di lavoro versare i contributi previdenziali per il lavoratore nel momento in cui si avvale, di una sua prestazione lavorativa. La crisi economica e produttiva, a seguito della pandemia dovuta al Covid ed alla guerra in corso nell’Est dell’Europa, hanno sicuramente messo in seria difficoltà finanziaria molti datori di lavoro. Alcuni di loro si sono trovati e probabilmente si troveranno nell’impossibilità di rispettare l’obbligo di adempiere al versamento dei contributi previdenziali per i propri dipendenti. Se, in alcuni casi, era già difficile, stando ai dati dell’Inps, recuperare i crediti da contribuzione omessa per i periodi precedenti le difficoltà elencate, ancora più arduo sarà provvedere attualmente.

Quando il datore di lavoro non versa i contributi dovuti, quali conseguenze subiscono i lavoratori dipendenti? In pratica nessuna, per effetto “dell’automaticità delle prestazioni previdenziali”: il diritto alle pensioni, come per altre prestazioni previdenziali si ritiene raggiunto anche quanto i contributi non sono stati versati, a condizione che siano dovuti e non ancora prescritti. In sostanza è come se i contributi siano stati versati. La normativa prevista prende origine da un articolo del codice civile in base al quale le prestazioni previdenziali obbligatorie sono dovute al lavoratore dipendente anche quando il datore di lavoro non ha versato i contributi dovuti.

Per questo si consiglia ai lavoratori interessati, di attivarsi per far valere l’automaticità delle prestazioni, prima che i contributi siano prescritti. I contributi si prescrivono trascorsi 5 anni dal momento del mancato versamento, nel caso di denuncia del lavoratore, la prescrizione passa a decennale. L’automaticità del diritto alle prestazioni previdenziali non opera nei confronti dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti e liberi professionisti),in quanto l’automaticità previdenziale tutela il lavoratore dipendente dalle inadempienze da parte del datore di lavoro, ma non può valere quando datore di lavoro e lavoratore sono la stessa persona, come nel caso degli autonomi.

Anche ai lavoratori parasubordinati (collaboratori co.co.co.) viene negata la possibilità di applicare la stessa normativa prevista per i lavoratori dipendenti. E’ difficile comprenderne la motivazione, in quanto chi provvede al versamento dei contributi per i parasubordinati è il committente (datore di lavoro), il quale è delegato a tutti gli adempimenti di natura previdenziale, quindi è responsabile di ogni atto amministrativo. In ogni caso è consigliabile conservare, per almeno 10 anni, i documenti che certificano la regolarità del rapporto di lavoro. Inoltre è opportuno, tramite accesso nel sito dell’Inps (www.inps.it) visualizzare, quindi controllare periodicamente il proprio estratto contributivo.

Angelo Vivenza

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