Mirafiori, ultima chiamata

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Mirafiori, ultima chiamata

Produzione ridotta all’osso, cassa integrazione, contratti di solidarietà e uscite incentivate. Torino è scesa in piazza per difendere il suo storico stabilimento. Tavares rassicura e scommette sulla nuova “Mirafiori Automotive Park 2030”

Venticinque anni fa, a Mirafiori, si producevano quasi mezzo milione di autovetture, una ogni 26 secondi. “Una fila lunga 1900 chilometri – recitava con enfasi un comunicato stampa aziendale dell’epoca –, la distanza fra Torino e l’Africa”.
In uno spazio di circa tre milioni di metri quadrati, in cui lavoravano 26 mila persone, si fabbricavano i modelli della Punto, della Panda, della Marea e della Multipla.
Che cosa resta oggi del luogo simbolo della ex Fiat e dell’auto italiana?
Partiamo dagli occupati. Negli anni, il numero si è ridotto progressivamente. Nel 2008 – qualche anno prima dello storico referendum voluto da Sergio Marchionne (13 gennaio 2011), in cui vinsero di misura i sì (54% contro il 46%), grazie al contributo determinante degli impiegati – i dipendenti erano scesi a 21 mila.
Oggi gli addetti del vasto comprensorio di Mirafiori sono circa 15 mila, quasi un 30% in meno di 15 anni fa, distribuiti tra Enti Centrali (6.000), Carrozzeria (2.300), Meccanica (800), Presse (300), Circular Economy Hub (5-600), Battery Lab+ Battery hub (120), nuovo stabilimento dei cambi ibridi eDct (5-600 a regime), appena inaugurato dall’ad Carlos Tavares, e le altre società satelliti del polo automobilistico. Il nuovo progetto di Stellantis per la storica fabbrica torinese, come è stato ribadito anche di recente dai vertici del Gruppo, si chiama “Mirafiori Automotive Park 2030” e prevede, grazie a un investimento di oltre 240 milioni di euro, la trasformazione del sito in un polo unico nel suo genere a livello mondiale, completamente rinnovato e pensato per ospitare attività di progettazione, ingegneria e tecnologia, produzione, distribuzione ed economia circolare. “Sì, ma a quale prezzo”? Si chiedono in molti.
In occasione della sua ultima visita torinese, avvenuta il 10 aprile scorso, giorno dell’inaugurazione del nuovo stabilimento per la produzione di cambi elettrificati (eDCT) per le auto ibride e plug in, Tavares ha annunciato un ulteriore investimento di 100 milioni di euro per aumentare il potenziale della Fiat 500e, con una piattaforma ridisegnata che integrerà la tecnologia delle batterie di nuova generazione per rendere il modello più accessibile, con un rapporto autonomia/prezzo molto interessante. Ma l’annuncio della produzione di un nuovo modello, come chiedono da tempo i sindacati, non c’è stato.
L’ad di Stellantis, prima di inaugurare il nuovo stabilimento dei cambi elettrificati – dove, a regime (fine 2024), si produrranno 600 mila esemplari all’anno, con 500 lavoratori provenienti da altri reparti del sito – ha incontrato i sindacati nazionali dei metalmeccanici preoccupati per il massiccio ricorso alla cassa integrazione e il robusto piano di uscite incentivate. L’ultimo accordo, che interessa tutti i siti produttivi del Gruppo Stellantis in Italia, è di poche settimane fa e coinvolge complessivamente quasi 4 mila lavoratori, di cui 1521 solo a Torino, su un totale di oltre 42 mila addetti in Italia.
L’altra “spia rossa”, accesa da tempo nella fabbrica torinese, è l’età media degli addetti di Mirafiori che supera abbondantemente i 50 anni. Senza un piano di nuove assunzioni e un vero ricambio generazionale, il sito produttivo di Torino va incontro a uno svuotamento naturale nei prossimi 5-6 anni. Ma la principale preoccupazione per i sindacati nazionali e territoriali resta la produzione.
Nel 2013 l’azienda, guidata all’epoca da Sergio Marchionne, puntò tutto sul “Polo del Lusso”, scelta che negli anni non ha dato i frutti sperati. Nel 2019, l’annus horribilis di Mirafiori, la produzione della Maserati si è fermata addirittura a 21 mila auto. E oggi, in questo inizio di 2024, siamo al quasi azzeramento delle produzioni Maserati, che da 55 mila unità prodotte nel 2017 sono crollate a 8.680 vetture nel 2023.
Dall’1 aprile di quest’anno, a Mirafiori, verranno prodotte solo due modelli Maserati, la Gran Turismo e la Gran Cabrio, che non riusciranno a compensare lo stop produttivo di Ghibli, Quattroporte e Levante.
Non va meglio per la 500 elettrica, il fiore all’occhiello del sito torinese di Stellantis. Secondo l’ultimo report della Fim Cisl, i volumi produttivi della 500 bev, nel I° trimestre 2024, si sono più che dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2023, passando da 23.700 a 11.360 unità (-51%). Complessivamente nei primi tre mesi del 2024 a Mirafiori si sono prodotte 12.680 auto, con il 90% dei volumi costituito dalla sola 500 elettrica. Troppo poco per la sopravvivenza di un sito così grande.
Inevitabile, quindi, la decisione di organizzare la linea di produzione su un turno e il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e ai contratti di solidarietà.
Nel 2023 il sito torinese si è fermato a 85 mila auto prodotte rispetto all’obiettivo delle 100 mila. “Data la situazione – spiega il segretario generale Fim Cisl, Ferdinando Uliano – riteniamo indispensabile che oltre alla 500e e ai modelli Maserati, venga assegnato un altro modello con potenzialità di volumi importanti e non di nicchia, al fine di garantire la missione produttiva di Mirafiori come stabilimento di assemblaggio auto”. Anche per il ministro delle Imprese e del made in Italy, Rodolfo Urso, che ha promosso nelle scorse settimane incontri con sindacati, azienda e istituzioni locali su tutti i siti italiani del gruppo, “Le 200 mila auto a Mirafiori sono il minimo sindacale”.
Tavares, pur rassicurando sindacati e istituzioni locali sulla presenza e il futuro di Stellantis in Italia e a Torino, e mettendo in guardia il governo da eventuali benefici a competitors cinesi, ha fatto chiaramente capire che su capacità produttiva e nuovi modelli il Gruppo intende aspettare l’esito delle elezioni europee e delle presidenziali americane prima di fare le sue scelte. Secondo il ceo di Stellantis i due appuntamenti elettorali potrebbero cambiare il corso delle normative in vigore nel settore e per questo occorre aspettare la fine del 2024 prima di prendere decisioni.
Su Mirafiori, però, Tavares, ha pronunciato parole importanti, proprio alla vigilia della mobilitazione del 12 aprile, quando i metalmeccanici torinesi sono scesi in piazza, tutti insieme dopo 15 anni, attraversando le vie del centro cittadino, per una giornata unitaria di sciopero e manifestazione del gruppo Stellantis e del settore Automotive. Con loro, le sigle confederali, le principali istituzioni, le forze produttive e sociali e gli artisti della città. Una manifestazione sindacale che non si vedeva da tempo a Torino.
“Tra tutte – ha detto nella sua recente visita torinese, Carlos Tavares – Mirafiori è unica per Stellantis perché sta diventando un centro operativo completo, che riunisce funzioni centrali, sviluppo tecnologico, produzione e attività di economia circolare. Per questo la sua profonda trasformazione, con otto nuove attività assegnate a Torino dalla creazione di Stellantis, richiede attenzione, formazione e investimenti con cui continuare a offrire veicoli, tecnologie e servizi che possano conquistare clienti in tutto il mondo. Mirafiori è una delle tre sedi Stellantis a livello mondiale che supportano il piano strategico Dare Forward 2030 e sarà il fulcro del futuro della mobilità sostenibile”.
Parole importanti, ma forse non sufficienti – nonostante gli sforzi delle istituzioni locali (presidente della Regione e sindaco di Torino, Cirio e Lo Russo, in testa, pronti a un ruolo di mediazione tra il Gruppo industriale e il governo), dei sindacati nazionali e territoriali e delle altre forze produttive – a rasserenare gli animi. La città ha paura di perdere il pezzo più pregiato della sua industria automobilistica. Per Mirafiori, che non vuole morire, ma rinascere e avere ancora un futuro, questa potrebbe essere davvero l’ultima chiamata. (da Via Po Economia – inserto di Conquiste del Lavoro – del 17 aprile 2024) 

Rocco Zagaria

 

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