Ex Embraco, Cerutti e Freudenberg: lavoratori in lotta per un futuro

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Ex Embraco, Cerutti e Freudenberg: lavoratori in lotta per un futuro

Presidi permanenti e mobilitazioni per salvare 700 posti di lavoro alla ex Embraco di Riva di Chieri, alla Cerutti di Casale Moferrato e alla Freudenberg di Mombello (Al).  

Da martedì un gruppo di lavoratori dell’ex Embraco di Riva di Chieri è in presidio permanente, con una tenda montata nella centrale piazza Castello, sotto la sede della Regione Piemonte, a Torino, per chiedere al Governo garanzie per il futuro della fabbrica di Riva di Chieri. L’azione dimostrativa è stata promossa da Fim, Fiom, Uilm, Uglm Torino. I lavoratori chiedono certezze sul prosieguo del progetto Italcomp, finora l’unica soluzione individuata per mettere in sicurezza i 400 addetti torinesi e i 300 della Acc di Belluno. “Dopo la battuta d’arresto sul piano arrivata dal Mise nei giorni scorsi, con il presidio permanente – spiegano i sindacati – i lavoratori vogliono ricordare al governo che, in mancanza di soluzioni adeguate, dal prossimo 23 luglio saranno tutti licenziati”. Intanto arriva dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, la promessa che nel decreto Sostegni, in approvazione in queste ore, verranno affrontate le condizioni di realtà industriali come l’ex Embraco, che hanno avuto ritardi nei processi di reindustrializzazione. “In questo modo – ha spiegato il ministro – avranno qualche mese in più per provare a ripartire”. Dal Pd regionale chiariscono che “nel decreto Sostegni sarà inserita una norma che consentirà di proseguire per ulteriori sei mesi la cassa integrazione per cessazione di attività in corso, previa stipula di un nuovo accordo in sede ministeriale alla presenza del Mise e della Regione interessata”. In questo modo il curatore fallimentare dell’ex Embraco, Maurizio Gili, potrà richiedere un altro periodo di cassa integrazione spostando i licenziamenti previsti per il 23 luglio a gennaio 2022, prendendo del tempo prezioso per una soluzione della vertenza in sede ministeriale.

Sempre nella giornata di martedì, in un’altra città del Piemonte, a Vercelli, si è svolto, sotto la sede del Tribunale, il presidio dei lavoratori del Gruppo Cerutti che ha qui la sua sede legale. Da mesi i lavoratori di Casale Monferrato sono in presidio permanente davanti ai cancelli dello stabilimento, lottando per salvare la fabbrica dal definitivo fallimento. “Siamo qui, come lo scorso 24 marzo – spiega Calogero Palma della Fim Cisl Alessandria-Asti – per chiedere l’estensione ai mesi di maggio e giugno della cassa integrazione Covid perché dall’inizio di questo mese i 200 lavoratori di Cerutti sono rimasti senza alcun sostegno economico. La cassa integrazione permetterebbe di affrontare con più serenità la chiusura dell’asta fallimentare”. E proprio rispetto al futuro di Cerutti si rincorrono le voci su una possibile cordata di imprenditori locali vicini al patron Cerutti disposti a rilevare l’azienda e di una proposta di acquisto da parte del colosso elvetico Bobst. Al momento, però, non c’è ancora nulla di concreto. Nelle ultime settimane è scoppiato, sempre nell’alessandrino, il caso dello stabilimento Freudenberg di Mombello, vicino a Casale Monferrato. La multinazionale ha comunicato di volere trasferire entro la fine dell’anno la produzione della fabbrica casalese, che consiste in assi da stiro e stendini, a Monselice, in provincia di Padova. Immediata la reazione dei sindacati e dei lavoratori che da giovedì hanno iniziato a presidiare i cancelli della fabbrica. Sono 80 i posti a rischio in un territorio che sta già pagando un prezzo altissimo con il fallimento del Gruppo Cerutti. Sono questi i lavoratori piemontesi in lotta. Lavoratori che non si arrendono e che combattono per il loro futuro. (da Conquiste del Lavoro del 20 maggio 2021)

Rocco Zagaria       

  

 

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