Carlo Azeglio Ciampi: grande esempio di moralità

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carlo_azeglio_ciampi Carlo Azeglio Ciampi: grande esempio di moralità

“Il grande esempio di moralità di Carlo Azeglio Ciampi e le sue scelte di politica economica hanno segnato positivamente la storia del nostro paese. Ecco perché la sua lezione resta più che mai viva ed attuale. Anche oggi, come avvenne con gli accordi sulla politica dei redditi, sarebbe necessario un “patto sociale” per la crescita, con una co-responsabilizzazione sugli investimenti pubblici e privati, le nuove infrastrutture, la ricerca, l’innovazione, l’energia pulita, la qualità di ciò che produciamo”. E’ quanto sottolinea la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, in un intervento pubblicato oggi sul Sole 24 ore. “L’Italia ha ancora più di tre milioni di disoccupati e con le previsioni di crescita del Governo ci vorranno molti anni per rincorrere quello che altri paesi hanno saputo fare con grande unità d’intenti e determinazione”‘aggiunge la leader Cisl. “Anche il Governo Renzi in questa fase sembra aver compreso l’importanza del dialogo con i corpi sociali e l’esigenza di una rinnovata fase di “concertazione”.

Significa fissare insieme gli obiettivi che il paese intende raggiungere e sui quali tutti i soggetti, istituzionali e sociali, si impegnano a fare la propria parte, senza ritualità, dietrologie ed antichi consociativismi. Questa è la grande eredità culturale che ci ha lasciato Ciampi. La concertazione era e rimane una “Politica” di Governo, la scelta coerente di far partecipare e coinvolgere i corpi intermedi nella vita pubblica. La fase degli Esecutivi autoreferenziali non ha prodotto in questi anni grandi risultati. Sono cresciute le diseguaglianze sociali, le distanze tra le aree forti e deboli del paese ed il numero dei “neet”, le persone, soprattutto giovani, non impegnate nello studio, né nel lavoro, né nella formazione. Sono problemi gravi, difficili da affrontare senza la necessaria coesione sociale ed una grande alleanza nel paese tra tutte le forze responsabili. Non a caso, tutte le associazioni imprenditoriali ed i sindacati stanno discutendo di come cambiare le politiche attive del lavoro, di ricollocazione dei lavoratori con una formazione adeguata e soprattutto, di un nuovo sistema di relazioni industriali più innovativo che attraverso la contrattazione aumenti la produttività ed i salari. Questo è quello che ci chiede l’Europa e su cui dobbiamo trovare una sintesi, rendendo i lavoratori protagonisti di questa svolta. Ma la legge di stabilità sarà la cartina di tornasole per giudicare l’impegno e la volontà del Governo a favorire l’intesa tra le parti sociali, imboccando la strada di investimenti selettivi, rendendo stabile la detassazione del salario legato alla produttività e riducendo fortemente anche le imposte per chi investe in innovazione ricerca, formazione, qualità del prodotto. Su questi temi occorre trovare le giuste convergenze, quel “patto” che noi invochiamo e su cui certamente peseranno le scelte dell’Europa e non solo del nostro Governo. Ha fatto bene il Premier Renzi a conclusione del vertice di Bratislava a porre alla Germania, alla Francia ed agli altri paesi cofondatori il tema di un cambio necessario nella politica europea. Non bastano i contentini o le scelte di piccolo cabotaggio: deve essere messo in discussione il fiscal compact, puntando ad una gestione comune del debito, del fisco, della sicurezza, svincolando gli investimenti pubblici dai parametri rigidi di bilancio. Questi sono i nodi che vanno sciolti. Rinchiudersi nei confini nazionali significa voltare le spalle alle “periferie esistenziali”, rincorrere i populismi ed aprire la strada a Governi autoritari. Significa non riconoscere una crisi che ha sfilacciato i legami sociali, piegato la coesione, creato nuove povertà e nuovi risentimenti. Ecco perchè i “summit” devono essere accompagnati da decisioni conseguenti da parte dei Governi e delle principali forze politiche che oggi dominano la scena nazionale ed europea. Occorre, ovunque, un sovrappiù di politica. Una politica, come sosteneva un europeista convinto come Carlo Azeglio Ciampi, capace di pensare e progettare al di fuori di calcoli contingenti e di umori superficiali, di esaminare con serietà fenomeni complessi e governarli con chiarezza e coraggio”.

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