Amianto: processo Eternit bis alle battute finali

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processo_eternit_bis Amianto: processo Eternit bis alle battute finali

Con le prossime udienze del 10 e 29 marzo, riservate alla difesa dell’imputato Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero di 73 anni, ultimo proprietario dell’Eternit, accusato di omicidio volontario, con dolo eventuale, per la morte di 392 persone nel territorio di Casale Monferrato, si avvicina la conclusione del processo Eternit Bis. Dal dibattimento, in corso presso la Corte di Assise di Novara da circa un anno e mezzo, è emersa con chiarezza la portata del gravissimo inquinamento da fibre di amianto proveniente dallo stabilimento alessandrino. Sono circa 3mila le vittime che in questi anni sono state colpite nella cittadina piemontese, oltre che dal mesotelioma, da asbestosi e tumore al polmone. L’Eternit ha operato a Casale Monferrato per 80 anni, fino al 1986.

L’imputato Stephan Schmidheiny, che non ha mai presenziato a un’udienza del processo, secondo i Pubblici Ministeri, Gianfranco Colace della Procura di Torino e Mariagiovanna Compare della Procura di Vercelli, ha diretto dal 1976 il Gruppo Eternit con poteri di gestione che si estendevano anche agli stabilimenti italiani. In tale ruolo, ha da sempre conosciuto i gravi rischi che potevano derivare dalla diffusione all’interno e all’esterno dello stabilimento delle fibre di amianto prodotte dalla lavorazione del cemento-amianto. Da qui, la richiesta dell’ergastolo sulla quale la Corte d’Assise di Novara è chiamata a pronunciarsi. Prima del processo di Novara, negli ultimi anni c’è stato il maxi processo di Torino, imbastito dal pm Raffaele Guariniello e dal suo pool, annullato per prescrizione nel novembre del 2014.

Sulla vicenda Eternit sono intervenuti di recente anche i segretari generali di Cgil Cisl Uil Piemonte, Giorgio Airaudo, Alessio Ferraris, Gianni Cortese. Con una lettera unitaria inviata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Regione Piemonte i tre leader sindacali piemontesi hanno chiesto di attivare al più presto un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, con la Regione Piemonte, i Comuni e l’Inail, al fine di valutare la possibilità di agire civilmente nei confronti sia dell’imputato che delle società che dovessero essere individuate quali responsabili civili. “Il timore – hanno affermato i tre segretari regionali di Cgil Cisl Uil – è quello che un’eventuale sentenza di condanna al risarcimento del danno rimanga esclusivamente sulla carta, con conseguente e gravissimo pregiudizio soprattutto per le vittime e le loro famiglie. Si tratta, in verità, di una circostanza tutt’altro che remota dal momento che, per quanto è emerso da una prima indagine, il dottor Schmidheiny non sembra essere intestatario di alcun bene, né detenere partecipazioni in alcuna società, entrambi elementi che rendono assolutamente probabile la totale insolvenza dell’attuale imputato sia nel momento attuale che in futuro”.

Si tratta di una circostanza certamente nota anche alla Presidenza del Consiglio che in questo processo si è costituita parte civile, così come la Regione Piemonte ed i Comuni colpiti dal grave inquinamento ambientale, oltre ai familiari delle vittime, all’Inail e a varie associazioni, tra cui Cgil Cisl Uil Piemonte. “Soprattutto con riferimento alle domande di risarcimento che verranno avanzate da tutte le parti civili e che auspichiamo possano trovare accoglimento – hanno sottolineato i tre segretari generali regionali di Cgil Cisl Uil Airaudo, Ferraris, Cortese – si pone con urgenza il problema di valutare le concrete possibilità di eseguire una sentenza di condanna dell’imputato straniero anche al risarcimento dei danni che la Corte dovesse pronunciare”. (da Conquistedellavoro.it del 7 marzo 2023)

Rocco Zagaria

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