Scioperano i lavoratori della Nbt di Settimo Torinese

domenica 19 Dicembre 2021 / Attualità

L’80% dei 131 lavoratori dell’azienda  Nbt di Settimo Torinese che lavora per Intesa Sanpaolo ha incorociato le braccia contro la riduzione degli addetti e lo spostamento della sede    

I lavoratori della ex Olisistem – ora Numero Blu Torino, società che gestisce il servizio di Internet Bancking per Intesa Sanpaolo – hanno scioperato qualche giorno fa contro la decisione aziendale di spostare la sede operativa da Settimo Torinese, che si trova nell’area nord del capoluogo, a Moncalieri, situata invece a sud della città, e di ridurre di un terzo il numero di lavoratori somministrati (8 su 24).

Secondo i dati forniti dalla Fim Cisl, che è l’unico sindacato presente in azienda, ad incrociare le braccia è stata l’80% della forza lavoro composta da 131 unità (in prevalenza lavoratrici che rappresentano il 74% del totale addetti) di cui solo 15 a tempo pieno e le restanti 116 con contratti di lavoro part-time di 4 ore.

“Nonostante un accordo sindacale – fanno sapere dalla Fim territoriale – sottoscritto nel gennaio 2020 in cui l’azienda, nel rilevare la commessa di Intesa SanPaolo, si impegnava con il sindacato a non spostare la sede da Settimo Torinese, NBT ha comunicato nei giorni scorsi alle rappresentanze sindacali di aver già disdettato l’attuale sede di Settimo Torinese e di aver in previsione lo spostamento dei 131 lavoratori in un non precisato stabile nell’area di Moncalieri, oltre a non confermare una parte dei 23 lavoratori somministrati”.

Lo spostamento della sede a Moncalieri comporterebbe per i lavoratori una aggiunta di circa mille chilometri in più di viaggio al mese (in media 2 ore giornaliere in più) e soprattutto un aggravio dei costi di viaggio pari a circa 350-400 euro, con pesanti ripercussioni sulle già magre retribuzioni dei dipendenti. Il netto mensile in busta paga di questi lavoratori si aggira infatti sulle 700-750 euro. L’azienda capofila “Numero Blu”, con sede legale nella capitale, conta in Italia 1300 dipendenti, un fatturato di circa 30 milioni di euro e sette filiali, sparse tra Milano, Roma, Legnano, Settimo Torinese e altri centri della penisola.

“I lavoratori di questa azienda – spiega il giovane e combattivo rsu Fim Cisl, Diego Spinazzola – non meritano questo trattamento. Una simile decisione li spinge a una scelta obbligata, a rinunciare di fatto al posto di lavoro. Stiamo parlando di lavoratori in prevalenza giovani e di genere femminile a cui verrebbe stravolta la vita lavorativa e privata. Oltre a danneggiarli fortemente sul piano economico, impedirebbe loro una eventuale gestione del secondo lavoro part time o l’attività di studio (università), senza considerare le conseguenze sulla gestione dei figli per le mamme lavoratrici”.

Spinazzola non si dà per vinto e confida ancora in un tavolo di trattativa. “Nella mancata conferma di una parte di lavoratori con contratto in somministrazione, motivata da un calo di volumi sulla commessa, non sono state prese in considerazione possibili alternative come l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e un percorso temporale di traghettamento su commesse diverse presenti nelle altre sedi del gruppo. L’azienda ha dato però la disponibilità a far diventare strutturale un parziale smart working, ma la questione và affrontata partendo dal rispetto degli accordi sottoscritti. Dopo la forte adesione dei lavoratori allo sciopero confidiamo in un tavolo di trattativa per affrontare tutti questi temi e per cercare nuove e condivise soluzioni”. (Da Conquiste del Lavoro del 18 dicembre 2021)

Rocco Zagaria 

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