Percepire pensione e retribuzione: in alcuni casi si può, in altri no

lunedì 22 Maggio 2023 / Attualità

Fino al 2009 solo dopo l’età della pensione di vecchiaia era possibile percepire contemporaneamente pensione e retribuzione, non prima. Dal 2010 in poi è possibile percepire, a qualsiasi età, contemporaneamente pensione e retribuzione ma, come vedremo, non per tutte le pensioni. Lavorare, in modo regolare, dopo la pensione prevede l’obbligo di versare i contributi. I contributi versati dopo la pensione danno diritto ad un aumento dell’importo, denominato “supplemento di pensione”, che spetta su domanda e può essere richiesto anche più volte.

Quindi se si lavora dopo la pensione l’importo aumenta. Il problema è che non tutte le pensioni lo permettono, particolarmente alcune pensioni anticipate, cioè concesse prima della pensione di vecchiaia. Questa diversità crea disuguaglianza: il pensionato che lavora, in modo regolare, ha normalmente due scopi:

1) aumentare il proprio guadagno;

2) incrementare l’importo della pensione, che ritiene insufficiente. Per alcuni tipi di pensioni queste aspettative non sono realizzabili, perchè la normativa non lo prevede. Normalmente sono i titolari di una pensione anticipata coloro che hanno maggiore necessità di lavorare in quando avendo cessato di lavorare in anticipo, si trovano con un importo di pensione non soddisfacente. Vediamo i singoli casi attualmente possibili:

A) pensioni che permettono di percepire pensione e retribuzione: 1) di vecchiaia: almeno 20 anni di contributi; 2) anticipata (ex anzianità): 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini, 42 e 1 mese per le donne (compresi i 3 mesi di finestra); 3) opzione donna: 35 anni di contributi e 61 anni di età, oppure 60 con 1 figlio, 59 con 2 figli. (compresi i 12 o 18 mesi di finestra).

B) pensioni in cui NON è permesso percepire anche la retribuzione, quindi non è possibile un incremento dell’importo: 1) precoci (1 anno di contributi ante il 19° anno) 41 anni di contributi e lavori particolarmente gravosi; 2) quota 103(62 anni di età e 41 anni di contributi); 3) Ape sociale (Anticipo pensionistico). almeno 63 anni di età con 30 o 36 anni di contributi (dipende dal tipo di lavoro svolto negli ultimi 7 anni) 4) lavori usuranti e turni notturni: almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi.
Se vi sia una logica sostenibilità sociale nel permettere di lavorare e contemporaneamente percepire la pensione, è una riflessione che lasciamo alla politica. Quello che auspichiamo è una normativa che sia il più possibile uguale per tutti i pensionati e venga fatta chiarezza sulla possibilità o meno di lavorare dopo la pensione, in modo che non vi siano più regole che favoriscono qualcuno, mentre penalizzano altri. Come esempio indichiamo chi va in pensione con 43 anni di contributi può percepire pensione e retribuzione, mentre per chi va con 41 anni (quota 103), questo non è possibile. In questo caso la possibilità di incrementare la pensione viene negata proprio a chi ha versato meno contributi.

Angelo Vivenza

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