L’alpino

giovedì 28 Marzo 2019 /
Sicurezza lavoro
Sicurezza lavoro

Io lavoro…

Io sono Rimas, un lavoratore somministrato (operaio interinale) , di origine croata e da un paio di anni lavoro in un’azienda metalmeccanica nella provincia nord di Torino. La formazione sulla sicurezza e addestramento è stata di poche ore e sono sottoposto a ritmi lavorativi elevati e a continue pressioni morali da parte della direzione.

In questa azienda di lavorazione meccanica ci sono 180 lavoratori che quotidianamente svolgono la loro mansione; c’è chi si occupa dello stampaggio, chi della saldatura, chi effettua montaggi e chi lavorazione meccanica: io faccio il carrellista e alimento una linea di produzione.

Quel giorno…

Era una bella giornata di sole caldo quasi alla fine della primavera , il cielo era azzurro, cosa non facile nella città di Torino, ma quel giorno più che primavera sembrava già estate.

Ad un certo punto…

Verso le 11:10 il mio responsabile mi ha chiamato telefonicamente ordinandomi di andare a prendere velocemente sei pezzi (particolari da lavorare), presso il magazzino che è esterno allo stabilimento, a  circa dieci metri dal capannone.

Il materiale era posizionato nello scaffale n°12, quarta  sezione a circa 4 metri di altezza.

Erano le 11:15,  come tutti i giorni prendo il muletto e mi dirigo verso il magazzino; quando arrivo all’entrata, vedo che è ostruita da un bilico (camion con telone) che si è posizionato davanti allo scaffale dove sono posizionati i pezzi (il bilico non doveva trovarsi in quel punto).

I motivi di questo incidente…

Per poter prendere i pezzi, sono sceso dal carrello e facendo leva sulla ruota mi sono arrampicato sul camion, sono salito sulla sponda (non dovevo salire sul bilico) continuando ad arrampicarmi sullo scaffale per arrivare al cassone che conteneva i pezzi. Il cassone è posizionato a circa 2,5 metri dal pavimento del camion, per cui arrampicandomi ho alzato la testa per guardare dove prendere i pezzi (non mi dovevo arrampicare sullo scaffale)

Arrivato al cassone per poter prendere i pezzi, ho appoggiato i piedi sullo scaffale e tenendomi allo stesso con la mano destra e con la sinistra ho prelevato i sei pezzi richiesti.

Devo dirvi che nonostante la situazione, mi sentivo “sicuro” visto che lo scaffale era fissato a terra e al muro ma ad un certo punto mi accorgo che i pezzi in una sola mano sono troppo pesanti per poterli sorreggere, quindi, decido di scendere e cerco un nuovo e migliore appoggio per equilibrare il peso con i piedi e non sbilanciarmi.

Nel ripiano sottostante sporgeva un piccolo cassone, a mia insaputa vuoto, purtroppo, perché appoggiandogli il piede si è ribaltato finendo sul camion ed io sbilanciandomi ho perso l’equilibrio e sono caduto a mia volta sul cassone, sbattendo la testa.

E’ tutto buio … perdo i sensi. L’autista e un collega carrellista che si trovavano sul luogo hanno visto tutto l’accaduto.
Il collega  per fortuna è un addetto del primo soccorso: mi ha raccontato di avermi tenuto la testa appoggiata sulle sue gambe cercando di farmi rinvenire dando, contemporaneamente, le indicazioni all’autista del camion di chiamare gli addetti al primo soccorso nel reparto vicino.
Arrivato l’altro addetto al primo soccorso,  con il telefono ha chiamato subito una ambulanza.

Contemporaneamente è arrivato  il responsabile sicurezza aziendale (RSPP), anche lui sconvolto nel vedermi a terra incosciente e con il sangue che mi colava dalla testa, mi accarezza dispiaciuto e mi chiama per nome Rimas.. Rimas..

Alle ore 11:30, si sparge per tutta l’azienda la voce del mio incidente, l’addetto alla sicurezza dei lavoratori (RLS) viene informato dai colleghi di lavoro (invece  che dal RSPP) mentre stava andando in mensa per la pausa pranzo.
Tempestivamente si precipita sul luogo dell’incidente e mi vede sdraiato a terra incosciente.

Il collega del primo soccorso nell’attesa dell’ambulanza mi tamponava la fuoriuscita del sangue dalla testa, la RLS mi ha raccontato che oltre lui e i due colleghi che mi soccorrevano c’era tutto lo staff dirigenziale aziendale ed in più il mio responsabile.
Erano tutti sconvolti, preoccupati e dispiaciuti, tutti in silenzio.
Alle ore 11:40 circa arriva l’ambulanza; i soccorritori tirano giù la barella, mi mettono subito il collare, chiedendo al collega che mi teneva la testa sulle sue gambe cosa era successo e si complimentavano con lui per il soccorso  eseguito.

Il medico continua a chiamarmi, apro gli occhi, ma non riesco a parlare, mi chiede di muovere le gambe ed io con fatica le muovo … un sorriso timidissimo appare su tutti i presenti.  Sono le ore 12:05, i barellieri con cura e tantissima attenzione mi fanno scivolare la barella sotto la schiena.
La RLS mi racconta che sembrava di vedere una scena alla moviola, i movimenti dei soccorritori erano lenti, coordinati tra loro e precisi. Il medico parla con la dirigenza aziendale informandoli che mi portano in ospedale, chiedono chi della azienda deve accompagnarmi, la risposta è stata un addetto al primo soccorso.

Mi caricano in ambulanza e partiamo alle ore 12:20.
Appena partiti mi mettono una flebo ed eseguono un monitoraggio sulle mie condizioni; gli infermieri mi chiamano in continuazione e mi dicono di rimanere sveglio, ma io faccio molta fatica a tenere gli occhi aperti e con sforzo riesco a farlo.
Arrivati in ospedale mi medicano la testa, mi mandano a fare i raggi, mi visitano ed io intanto comincio a capire dove mi trovo e cosa mi è capitato. Gli spiego dove ho dolore, vicino a me è presente sempre il mio collega che con parole semplici e dolci mi incoraggia in continuazione. Arriva il medico con la prognosi: forte trauma cranico con taglio, due punti di sutura, varie ammaccature su gambe e schiena, mi dicono che mi terranno una notte in ospedale per tenere sotto controllo il trauma cranico.
Sono sul letto immerso dai pensieri, il mio collega mi chiede come mi sento ed io gli rispondo che oltre al dolore alla testa mi fanno male le gambe e la schiena. Il mio collega mi domanda che sarebbe meglio avvisare la mia famiglia… mi sale un brivido in tutto il corpo al solo pensiero di dire a mia moglie e ai miei figli che cosa mi è capitato, ma mi faccio coraggio, prendo il telefono e chiamo.
Con voce tremante dall’emozione parlo con mia moglie, la sento preoccupata, allora tiro fuori una risata che la tranquillizza.
Intanto il mio collega avvisa la RSPP aziendale sulle mie condizioni e mi informa che in azienda sono tutti più tranquilli.
Guardo l’orologio sono le ore 16:10 : mia moglie arriva in ospedale, mi abbraccia con le lacrime agli occhi, ed io la incoraggio nuovamente dicendogli che sto meglio e che il grosso spavento è passato.
Lei allora si mette a parlare con il mio collega, chiedendogli informazioni su quanto mi è accaduto.
Sono le ore 16:40, il mio collega mi saluta dicendomi che è provato e stanco e che andrà in azienda per informarli sul momentaneo referto medico.
Passo la fine serata con mia moglie accanto e qualche collega che mi viene trovare durante l’orario di visita. Rimango da solo, sono andati via tutti, cerco allora di provare a dormire, ma non ci riesco, penso alla cavolata che ho fatto, mi domando in continuazione perché mi sono arrampicato sullo scaffale senza pensare che potevo farmi male, mi vengono i brividi di paura pensando che potevo addirittura perdere la vita e penso allo spavento che ho causato alla mia famiglia, ai colleghi, alla direzione aziendale.

Ripenso alla giornata appena trascorsa e mi rendo conto che tutto ciò avrebbe potuto essere fatale, il tutto per la fretta; quella fretta che ti fa mettere a repentaglio la vita, che ti fa sbagliare anche quando nessuno ti ha chiesto di correre.
Sono salito senza pensare, come se fosse una cosa naturale, che stupido sono stato.
Il giorno dopo sono uscito dall’ospedale con la prognosi di 15 giorni di riposo causati dal trauma cranico e gli ematomi vari, più i due punti di sutura. Cosa ho imparato da questa esperienza: che la fretta non ti porta da nessuna parte, devo mettere più attenzione su tutto quello che faccio durante una giornata di lavoro, valutando le conseguenze che posso causare a me o ai mie colleghi.

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