Ex Embraco: “rioccupazione”, l’ultima carta

giovedì 6 Gennaio 2022 / Focus

Il 22 gennaio scade la cassa integrazione e scattano i licenziamenti dei 377 lavoratori dello stabilimento ex Embraco di Riva di Chieri 

In questo inizio del 2022 è difficile non pensare alla data del 22 gennaio, giorno della scadenza della cassa integrazione e quindi dei licenziamenti dei 377 lavoratori della ex Embraco di Riva di Chieri. Fra poche settimane, se non ci saranno importanti novità – sempre più improbabili a questo punto -, sarà la fine. La fine di una brutta pagina della storia industriale del paese. La fine di una lotta lunga e coraggiosa. La fine di una speranza coltivata e alimentata per più di tre anni e mezzo. A metà dicembre, una delegazione di lavoratori, accompagnati dai loro rappresentanti sindacali, si è recata nella capitale per incontrare, senza riuscirci, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti o la viceministra Alessandra Todde.

“Il Ministero – hanno spiegato in una nota Fim Fiom Uilm Uglm – si è impegnato a riconvocarci nella settimana del 10 gennaio prossimo, per varare un piano di rioccupazione e per verificare le residue possibilità di incrementare i fondi destinati ai lavoratori. Ma occorre fare presto, perché dopo il 22 gennaio non vi è purtroppo la possibilità di ulteriore cassa integrazione”. I lavoratori sono tornati sotto la Mole delusi e arrabbiati per il mancato incontro con il ministro e la sua vice. L’ennesimo schiaffo. L’ennesimo nulla di fatto che ha fatto pronunciare all’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, parole forti e amare nei confronti di governo e istituzioni locali, proprio durante la messa di Natale, celebrata nel duomo di Torino: “Mi addolora – ha detto Nosiglia – vedere come vengono trattati i lavoratori. Purtroppo, anche questa volta il ministro dello sviluppo economico non si è presentato come anche altre istituzioni locali che avevano promesso di essere presenti. Sembra che i lavoratori diano fastidio alle istituzioni, le quali hanno il dovere di ascoltarli e aiutarli a superare l’attuale precaria situazione. Non c’è maggiore spregio di una persona quando questa privata della sua dignità ha la sensazione di non contare niente in una realtà che pure la riguarda in prima persona. Non possiamo accettare come comunità cristiana e civile in silenzio e rassegnazione questa situazione. Non possiamo accettare che la cultura del profitto incrini l’identità sociale di un territorio. Dobbiamo reagire per allontanare la paura e il disorientamento: il dramma che stanno vivendo questi nostri fratelli deve essere assunto con grande impegno e viva partecipazione dalle nostre comunità e da ogni persona di buona volontà”.   

Prima di Natale, Paolo Damilano, l’imprenditore torinese e candidato a sindaco per il centrodestra, sconfitto al ballottaggio dall’attuale primo cittadino Stefano Lo Russo, si è detto disponibile ad assumere nelle sue aziende una decina di lavoratori ex Embraco. In assenza di una concreta possibilità di reindustrializzazione con un unico soggetto imprenditoriale che rilevi il sito e assuma tutte le persone coinvolte, i sindacati hanno chiesto al Mise di varare un processo di rioccupazione, incentivando l’assunzione anche da parte di una pluralità di imprenditori e finanziando una formazione mirata alle effettive opportunità di lavoro raccolte sul territorio. L’ultima carta, prima che la partita sia definitivamente persa e sia scritta la parola “fine” a questa brutta storia. (da Conquiste del Lavoro del 5 gennaio 2022)

Rocco Zagaria

           

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