Chiude i battenti la Sacal di Carisio (Vc)
La crisi dell’automotive si abbatte su una storica fonderia del vercellese che annuncia il licenziamento di circa 110 lavoratori tra diretti ed esterni
La Sacal di Carisio, in provincia di Vercelli, produttore di livello europeo di leghe in alluminio del gruppo Cordoli, con 86 dipendenti diretti e una trentina dell’indotto, ha attivato la procedura di licenziamento, annunciando la chiusura dello stabilimento a causa della crisi di mercato che l’ha colpita. La fonderia, che ha spento i forni già l’estate scorsa, mettendo i lavoratori in cassa integrazione ordinaria, è una delle tante vittime della crisi dell’automotive che si sta abbattendo sulle industrie piemontesi. Nessuno immaginava, però, che si potesse arrivare a una decisione così drastica come la cessazione della produzione e la chiusura dello stabilimento che proprio quest’anno compie 50 anni di attività.
Immediata la reazione dei sindacati Fiom e Fim territoriali che hanno incontrato già due volte i vertici aziendali nel giro di una decina di giorni, chiedendo il ritiro dei licenziamenti e soluzioni alternative alla chiusura allo scopo di tutelare al meglio i lavoratori. Al momento si registra l’apertura di Sacal nel valutare la richiesta di un anno di cassa integrazione straordinaria al termine del quale però l’azienda chiuderà ugualmente lo stabilimento. Questa possibile soluzione ha lo scopo di guadagnare del tempo e di far tirare un po’ il fiato ai lavoratori coinvolti. L’anno in più di cassa integrazione, che durerebbe fino a marzo-aprile del 2026, servirebbe a smaltire le ultime commesse e a svolgere operazioni di bonifica all’interno dello stabilimento prima della sua chiusura definitiva. Sindacati e azienda toneranno a incontrarsi nei prossimi giorni dopo l’assemblea con i lavoratori che daranno un mandato preciso alle sigle sindacali per la prosecuzione del confronto. “La trattativa è appena iniziata – spiega Sergio Mazzola, componente di segreteria della Fim Cisl Piemonte Orientale – e ora ci confronteremo con i dipendenti dello stabilimento per portare al tavolo proposte condivise e finalizzate a ottenere tutele e massime garanzie per le maestranze. Tra le critiche che muoviamo all’azienda vi è quella di non aver investito negli anni nella sicurezza degli impianti, che sono ormai vetusti, e in un ambiente di lavoro più salubre”. Intanto, alcuni sindaci del territorio come i primi cittadini di Carisio, Santhià e Tronzano, Christian Cereira, Angela Ariotti e Michele Pairotto, hanno espresso piena solidarietà e vicinanza ai lavoratori, invitando l’azienda a ritirare i licenziamenti.
“Per mettere in sicurezza l’impianto dopo che sarà dismesso – aggiunge Sergio Mazzola della Fim del Piemonte Orientale – servono dai sei ai nove mesi e potrebbero essere occupati a rotazione circa 33 lavoratori. Da questa azienda che fa parte del gruppo Cordoli, con altri tre stabilimenti in Italia, ci aspettiamo una forte assunzione di responsabilità dopo 50 anni di attività su questo territorio e gli utili realizzati”.
Per la segretaria generale della Cisl Piemonte Orientale, Elena Ugazio “Il caso Sacal è la conferma di una situazione sempre più difficile da punto di vista industriale del territorio del quadrante che comprende Novara, Biella, Vercelli e Verbania, e che comincia a risentire pesantemente della crisi dell’automotive. Non possiamo rassegnarci alla chiusura di fabbriche e alla perdita di posti di lavoro. Serve un piano straordinario per affrontare le transizioni che stanno cambiando la mappa del nostro tessuto industriale”. (Da Conquistedellavoro.it del 18 marzo 2025)
Rocco Zagaria
Categoria: Focus