Pensioni: gli ultimi “aiuti” contro l’inflazione

mercoledì 21 Settembre 2022 / Fisco e previdenza

Contro l’aumento dell’inflazione recentemente sono stati emanati tre provvedimenti finalizzati ad incrementare l’importo delle pensioni. Norme inserite nei decreti “aiuti- bis” e “aiuti-ter”: 1) un anticipo, pari al 2% della perequazione che sarà corrisposta a partire da gennaio del prossimo anno, in base all’inflazione del 2022; 2) un’aliquota dell’0,2% come conguaglio su quanto percepito, in via provvisoria, nel 2022 per l’inflazione del 2021; 3) un’indennità una tantum di 150 euro. Si tratta di aumenti che variano a seconda dell’importo della pensione. Per i primi due casi si tratta di somme che sarebbero comunque state corrisposte a partire dal prossimo anno, ma il Governo, su pressione sindacale, ha deciso di anticipare all’autunno del 2022 per sostenere il potere di acquisto delle pensioni a fronte del consistente aumento dell’inflazione.
Vediamo i provvedimenti in modo più dettagliato:
1) Rivalutazione anticipata del 2%: a partire da ottobre, viene corrisposto, come anticipo, una parte dell’aumento che sarebbe spettato come perequazione a gennaio 2023. Questo anticipo, precisa il decreto, verrà pagato: “per ciascuna delle mensilità di ottobre, novembre e dicembre 2022, ivi inclusa la tredicesima mensilità” L’incremento spetta solo sulle pensioni di importo fino a 2.692 euro lorde al mese (35mila annue). L’aliquota del 2% sarà calcolata in base alle percentuali di perequazione previste per la rivalutazione delle pensioni applicata a gennaio 2022, che sono: 100% fino a 2.062 euro lordi mensili; il 90% da 2.063 a 2.578 euro; il 75% oltre i 2.578 euro.
2) Conguaglio dello 0,2%: si tratta di recuperare la differenza tra l’ 1,7% di perequazione corrisposta provvisoriamente nel corso del 2022 e l’1,9% di perequazione effettiva. Questo conguaglio era previsto con la rata di pensione di gennaio 2023 viene invece pagato con la rata di novembre 2022 e spetta a tutti i pensionati.
3) Con la rata di novembre ai titolari di pensione, sia di natura contributiva che assistenziale, verrà corrisposta d’ufficio un’indennità “una tantum” di 150 euro a condizione che il reddito personale assoggettabile all’Irpef nel 2021 non sia stato superiore a 20mila euro ( 1.538 euro mensili di sola pensione).
Sommando quanto previsto ai punti 1) e 2) possiamo indicare che l’aumento complessivo che sarà percepito tra ottobre e fine anno sarà pari al 10% dell’importo mensile della pensione di cui si è titolari: esempio aumento di 100 euro con una pensione di di 1.000 euro al mese. A questa somma vanno poi aggiunti i 150 euro del punto 3).

Angelo Vivenza

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