Giornali: si legge futuro, si scrive qualità. La conferenza “The future of newspapers” di Torino del 21 giugno 2017

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I giornali nel mondo primo piano Giornali: si legge futuro, si scrive qualità. La conferenza “The future of newspapers” di Torino del 21 giugno 2017

I big dei giornali, dell’informazione e dell’editoria internazionale si sono dati appuntamento sotto la Mole, nel primo giorno d’estate, per fare il punto sul “futuro dei giornali”. L’iniziativa è stata promossa dal quotidiano La Stampa, a chiusura dei festeggiamenti dei 150 anni di pubblicazioni. L’evento, che ha visto la partecipazione di alcune centinaia di giornalisti, direttori, editori e manager del settore, provenienti da ogni parte del mondo, si è svolto in uno dei luoghi simbolo della “carta stampata” cittadina: la sala delle bobine della tipografia di via Giordano Bruno, luogo in cui viene stampato il quotidiano torinese. “La sfida che abbiamo davanti – ha sottolineato, il direttore de La Stampa, Maurizio Molinari, aprendo i lavori – è tutta in salita: la diminuzione delle copie vendute in edicola, il calo delle entrate pubblicitarie, la concorrenza delle piattaforme digitali e la divulgazione dell’informazione gratuita mettono a rischio il futuro dell’editoria. Se ogni utente digitale rende in media 25 dollari a Facebook e 25 centesimi a un editore, significa che dobbiamo, tutti, batterci per sopravvivere”.

La conferenza si è articolata in quattro diverse tavole rotonde che hanno affrontato, da più punti di vista, le difficoltà del mondo dell’informazione, indicandone le priorità e fornendo alcune proposte “per far uscire dall’angolo” l’intero settore. Testate prestigiose come New York Times, Financial Times, Huffington Post, O Globo, Economist, Le Monde, Nikkei, Bild Digital, Hindustan Times, La Stampa e La Repubblica e personalità di spicco dell’editoria globale tra cui Jeff Bezos, fondatore di Amazon ed editore del Whashington Post, Robert Thomson, ceo di News Corp e Carlo De Benedetti del Gruppo Espresso hanno accettato l’invito dell’editore della Stampa, John Elkan, a incontrarsi a Torino per confrontarsi sullo stato di salute dell’editoria globale e discutere di temi cruciali per il futuro dei giornali come i nuovi modelli di business, il rapporto con i colossi Google e Facebook, la qualità dell’informazione, la fake news e molto altro ancora.

Sono state tante le questioni affrontate in quasi 6 ore filate di dibattito. Ve ne proponiamo alcune, pescando tra quelle da noi ritenute più interessanti. Nel primo panel, coordinato da John Micklethwait, direttore di Bloomberg News e formato da Lionel Barber, direttore del Financial Times, Bobby Ghosh, direttore di Hindustan Times, quotidiano indiano di un milione di copie, diffuso a Nuova Delhi in lingua inglese, Lidia Polgreen, direttrice dell’Huffington Post e Ascanio Seleme, direttore di O Globo, uno dei maggiori quotidiani del Brasile, si è discusso di “futuro dei giornali”, di tecnologia, di social network, di notizie false (fake news), ma anche di slow news (notizie lente) e fast news (notizie veloci). “Con ogni probabilità – ha spiegato Lionel Barber, direttore del Financial Times – i giornali del futuro avranno redazioni più piccole, composte non solo da giornalisti, ma anche da creativi con conoscenze specialistiche e tecnologiche, in grado di offrire un prodotto originale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda sia Bobby Gosh di Hindustan Times che ha parlato di “team in cui giornalisti e informatici lavorano già gomito a gomito” sia Lydia Polgreen di Huffington Post, convinta più che mai che “queste squadre dovranno essere in grado di soddisfare le esigenze dei lettori e proporre loro cose nuove a cui appassionarsi”. Per questi direttori il quotidiano di carta del futuro dovrà essere facile da leggere, attraverso una grafica accattivante e curata, soprattutto nel fine settimana, quando si ha più tempo a disposizione. Occorre allora distinguere tra “notizie lente”, di approfondimento destinate alla carta e “notizie veloci” rivolte all’edizione digitale. “E naturalmente tanta qualità – ha spiegato Ascanio Seleme, direttore di O Globo che negli ultimi mesi ha portato a termine l’integrazione del quotidiano con altri due giornali brasiliani: Extra ed Espresso – per una informazione che i lettori siano disposti a pagare. I giornali si salveranno solo accorpandosi”. Sempre per Gosh: ”La mano e la mente umana non possono essere sostituiti dai robot, ma i giornalisti devono studiare la tecnologia ed essere in grado di intervenire sui dati e i video direttamente dallo smartphone. Inoltre, le fake news sono la cosa migliore che potesse capitarci perché stanno spingendo le persone a rivolgersi a fonti più affidabili, e cioè a noi”.“Ma le fonti di una notizia – ha concluso Lionel Barber del Financial Time – devono essere sempre almeno due per assicurare una informazione corretta e autorevole”.

Nella tavola rotonda condotta dal direttore di Repubblica, Mario Calabresi, si è invece fatto il punto sul rapporto industria-giornali e sull’importanza di innovare e di raccogliere la sfida digitale, partendo proprio dal declino del giornalismo stampato.Qualità, tecnologia e innovazione: queste le parole chiavi dell’informazione del futuro, giocata più che mai sulle competenze. Le nuove redazioni dei giornali saranno composte, oltre che da giornalisti e informatici anche da registi, grafici ed esperti di diritto. “Non dobbiamo andare dai lettori – ha evidenziato Andrew Rosso Sorkin, fondatore e direttore di DealBook (un rapporto quotidiano sui temi economici e finanziari pubblicati on line dal New York Times) – ma dovremo stupirli ogni giorno perché il nuovo giornalismo sarà basato sul talento. La vera sfida sarà questa: scommettere sui nuovi talenti, aggiungendo sempre nuova linfa e qualità ai giornali”. Aziende creative e flessibili, quindi, ma che credono nei valori, nella loro identità e radicamento. I quotidiani costruiscono la loro credibilità con ogni articolo che pubblicano, e non ci sono altri brand sul mercato sottoposti a questa sfida continua.

Tra gli ospiti più attesi alla conferenza internazionale di Torino, Jeff Bezos, fondatore e ceo di Amazon ed editore dal 2013 del Washington Post che ha partecipato al faccia a faccia con Jhon Elkann, presidente di Fca e di Itedi, la società che controlla La Stampa. “Un giornale come il Washington Post e un e-commerce come Amazon sono diversi, ma l’approccio è lo stesso, con al centro il lettore-cliente. La pubblicità da sola non basta. I nostri abbonamenti crescono quando proponiamo un prodotto giornalistico di qualità ed inchieste che piacciono ai lettori. In futuro il giornale di carta diventerà un prodotto di nicchia, quasi un lusso. Lamentarsi non serve a nulla e soprattutto non è una strategia. Chiedere al pubblico di pagare per un prodotto di qualità è giusto e normale”. Elkann ha spiegato il progetto industriale da cui nasce Gedi, il nuovo gruppo editoriale nato dall’integrazione Itedi ed Espresso, che dopo il via della Consob atteso entro una settimana, diventerà il leader nel mercato italiano e anche in Europa. “La fusione tra i gruppi editoriali – ha detto il presidente di Fca Elkann – può aiutare a rafforzare più giornali, moltiplicandone la forza”.

Chiudendo la giornata, Carlo De Benedetti – in veste di presidente del nuovo Gruppo editoriale Gedi, (anche se lo stesso De Benedetti ha annunciato subito dopo l’evento torinese che alla presidenza del nuovo gruppo editoriale indicherà il figlio Marco) – ha lanciato la proposta di convocare, partendo proprio dall’Italia, gli Stati generali dell’Editoria d’Informazione. “Un evento – ha precisato De Benedetti – al quale invitare i rappresentanti delle categorie della filiera (editori, giornalisti, poligrafici) aprendosi ai contributo di altri, Over The Top (come Google, Facebook, Youtube, Appl), compresi. Non vogliamo aiuti di Stato né sovvenzioni, vogliamo cercare il modo per rimanere remunerativi perché se muore l’editoria d’informazione, non muore solo un settore industriale: muore una funzione essenziale dei sistemi democratici”.

Rocco Zagaria

In allegato lo stesso articolo pubblicato dal quotidiano Cisl Conquiste del Lavoro

 

 

 

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