“Siamo qui da vent’anni” il lavoro dei migranti analizzato attraverso un docufilm e dibattuto dai dirigenti Cisl

martedì 23 Giugno 2020 / Attualità
I relatori della tavola rotonda dopo il docufilm "Siamo qui da vent'anni"
I relatori della tavola rotonda dopo il docufilm "Siamo qui da vent'anni"

E’ stato proiettato a Cuneo, presso il salone della Fondazione della CRC, il docufilm del regista Sandro Bozzolo “Siamo qui da vent’anni”, realizzato dall’Anolf  della Cisl cuneese nell’ambito del progetto “Il ruolo della comunità di origine straniera nell’ambito dello sviluppo socio economico della provincia di Cuneo”.  Un’iniziativa rientrante in un progetto europeo che intende evidenziare i 17 obbiettivi dell’Agenda 2030 predisposta dall’Onu al fine di realizzare un reale sviluppo sostenibile.. L’Anolf è stata supportata dal consorzio delle Ong piemontesi, dalla Fai Cisl e dalla Fai Cisl Studi e ricerche.

“Ho avuto questa idea perché mi sembrava importante realizzare un documentario attraverso il quale spiegare l’importanza di tanti stranieri ai ragazzi delle scuole – ha affermato Roger Davico, presidente Anolf Cisl Cuneo – Tante comunità straniere, dai macedoni ai cinesi, dagli indiani agli africani offrono competenze e professionalità indispensabili per l’agricoltura in primis e per il sostegno a tanti nostri anziani”.

Il film riporta in modo diretto, la situazione nel mondo agricolo della nostra provincia e le condizioni dei lavoratori stranieri attraverso le loro  le testimonianze. Ne emerge un quadro forte che sottolinea l’importanza del loro lavoro, l’ attaccamento al loro paese di origine che si lega a quello per il territorio in cui vivono attualmente e da cui non si sentono sempre accettati.

“Il docufilm ci aiuta a riflettere.   Intanto dimostra quanto il tessuto produttivo ha necessita di questa manodopera – afferma il segretario generale della Cisl di Cuneo, Enrico Solavagione dopo la proiezione alla quale è seguita una tavola rotonda dei dirigenti sindacali presenti al convegno e moderata da Paolo Pozzo, presidente dell’Iscos e dell’Anolf della Cisl Piemonte – Negli occhi di queste persone vediamo la speranza e nelle loro parole la saggezza. Purtroppo dietro tantissimi migranti c’è un fenomeno drammatico che è il caporalato. Chiediamo meno chiacchiere dalla politica divisa tra populismo sfrenato che vorrebbe chiudere tutti i porti e l’illusione pericolosa che si possa accogliere tutti.  Poi serve un’Europa solidale davvero, come riportato nei cinque punti del documento programmatico della Cisl nazionale, “L’Europa che vogliamo”. Prima di parlare di redistribuzione mi piacerebbe parlare di integrazione. Occorre garantire agli immigrati alcune condizioni essenziali – prosegue Solavagione – quali lavoro dignitoso, istruzione, soluzioni abitative e rispetto reciproco delle rispettive culture. Questa è integrazione! E si prosegue anche denunciando e contrastando con forza il business  che purtroppo alcuni fanno sulla pelle degli immigrati”

“I protagonisti di questo film ci hanno raccontato con una semplicità che purtroppo noi abbiamo perso, molte verità a partire dal titolo stesso cortometraggio “Siamo qui da vent’anni” – ha affermato il segretario generale della Cisl Piemonte, Alessio Ferraris – Una verità che contrasta con l’altra, la lentezza del processo di integrazione che procede a rilento un po’ per ideologia, un po’ per furbizia politica e per fini elettorali. Ormai è chiaro che c’è necessità di queste persone, le nostre imprese hanno bisogno del loro lavoro. Servono quindi scelte chiare ed equilibrate per giungere ad un processo d’integrazione di cui ho già parlato. Chi non promuove l’integrazione promuove la disgregazione in un clima che è alimentato dalla disinformazione o peggio ancora dalla contro-informazione”.

Il docufilm riprende la comunità cinese che si è specializzata nell’estrazione e nella lavorazione della pietra, oppure della comunità indiana che si occupa dell’allevamento del bestiame e della lavorazione del latte, quella della Repubblica Dominicana che si occupa della lavorazione dei salumi. Le comunità dei paesi dell’Est Europa che si occupano dell’assistenza degli anziani o delle persone disabili; assistenza preziosa svolta anche dalle donne provenienti dalle Filippine. Ci sono gli immigrati (dei paesi africani o sempre dell’Est Europa) impegnati nella raccolta della frutta e nei cantieri edili.  Lavori duri che questi migranti svolgono con cura senza lamentarsi anche se non vengono ricambiati con particolare attenzione da tutta la popolazione.

“Si è creata nei confronti degli immigrati la cultura della paura. Questo atteggiamento non funziona. Oggi forse stiamo invertendo la rotta con l’articolo 103 del DL rilancio. E’ un primo passo. Si è guardato all’agricoltura ma mancano ancora i lavoratori dell’edilizia del terziario e della logistica” sostiene il segretario della Cisl nazionale, Andrea Cuccello. Un argomento sottolineato anche dal segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, che afferma “Il razzismo che inquina il nostro Paese si combatte anche sul piano culturale. Un’iniziativa come questa, sostenuta dalla nostra categoria, è preziosa per dibattere il tema degli immigrati con le nuove generazioni per contrastare populismi e menzogne. L’agricoltura è una delle economie centrale del nostro Paese. Impiega un milione di lavoratori e 350 mila di essi sono immigrati.

Più ottimista di altri interventi è quello di Paolo Pozzo, presidente Anolf Cisl Piemonte “Dal mio punto di vista, nonostante tutti i problemi che  ci sono in un percorso di integrazione, nel territorio della provincia di Cuneo si sa riconoscere chi davvero lavora e sta portando avanti un percorso di integrazione effettiva”.

Nel video collegamento da Roma, la responsabile nazionale dell’Inas, Liliana Ocmin, ha sottolineato l’impegno della Cisl sulla legge per  la cittadinanza italiana per i migranti “Credo che sia fondamentale modificare questa legge almeno per quanto riguarda la concessione della cittadinanza ai capofamiglia che possono così trasmetterla ai loro figli sin dalla loro nascita. Ci sono molti lavoratori stranieri che non aspettano altro di diventare cittadini italiani. Sarebbe inoltre il modo migliore per togliere molti di loro dalle mani delle varie mafie ed evitare il loro sfruttamento”

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