Assistenza domiciliare di persone anziane non autosufficienti: i sindacati chiedono più risorse in Piemonte

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Anche la nostra regione, se vorrà acquisire la sua quota del Fondo Nazionale per la non autosufficienza, dovrà dotarsi di uno specifico piano regionale, da presentare entro tre mesi, a partire dal 5 febbraio scorso. E’ per questo motivo che abbiamo inviato all’assessora Caucino la richiesta dell’avvio del confronto, cui parteciperemo insieme alla categoria dei pensionati. Certo non ci tranquillizza il fatto che nella predisposizione del bilancio di previsione 2020 siano stati eliminati i 15 milioni di euro che la precedente giunta, nel piano triennale e su richiesta del sindacato, aveva destinato per il sostegno alla domiciliarità: risorse destinate ad aree della nostra regione che non avevano avuto l’opportunità di istituire l’assegno di cura.

Ancora più preoccupante la decisione della Giunta regionale di ridurre e rimodulare gli stanziamenti per i servizi di assistenza domiciliare per persone anziane non autosufficienti. I dati demografici della nostra Regione confermano il progressivo invecchiamento generale della popolazione, con un forte incremento degli over 85. A tale andamento, in questi ultimi 10 anni, non è stata corrisposta, da parte della politica, l’aumento di risorse destinate all’offerta di servizi adeguati alla popolazione anziana non autosufficiente. Gli assessori Icardi e Caucino hanno dichiarato che considerano l’assistenza domiciliare il modello più appropriato e meno costoso per la cura di soggetti anziani e non, in condizioni di non autosufficienza.

Chiediamo coerenza fra quanto affermano e le scelte che compiono.Pensare di dare risposte redistribuendo risorse insufficienti, quasi creando la contrapposizione fra territori che avevano istituito il sostegno alle famiglie, quale l’assegno di cura, e quelli che non avevano potuto farlo per carenza di risorse, è quanto meno sbagliato. Se un modello funziona lo si estende e si aggiungono le risorse, non si privano le famiglie che lo ricevevano per estenderlo ad altri: significherebbe creare ulteriori difficoltà a oltre 26.000 persone che oggi sono in lista di attesa per prestazioni assistenziali e togliere il diritto anche a coloro che stanno fruendo delle prestazioni domiciliari. Oggi quei fondi dedicati danno la possibilità, attraverso l’erogazione degli assegni di cura, di dare aiuto a famiglie, principalmente ma non solo della città metropolitana, che non hanno accesso ad altri servizi e decidono di tenere al proprio domicilio la persona fragile.

Inoltre metterebbe a rischio le migliaia di assistenti famigliari che con l’assegno di cura sono passate da lavoro nero a lavoro regolarizzato. Lo spostamento di risorse rischierebbe di creare un corto circuito tra i diversi territori piemontesi senza alcun reale risultato positivo. CGIL CISL UIL Piemonte, insieme alle categorie dei pensionati, invitano l’Assessora Caucino a sospendere questa iniziativa e chiedono alla Giunta di stanziare le risorse necessarie per il finanziamento del sistema assistenziale nel suo insieme, estendendo le prestazioni alle zone che oggi ne sono prive e guardando alle migliori prassi in atto in molte regioni italiane, convocare con urgenza le organizzazioni sindacali confederali per aprire un confronto in merito. Qualora non ottenessimo risposte alla richiesta di confronto saremmo impegnati a mobilitare le cittadine ed i cittadini su questo tema.

CGIL   Piemonte                   CISL Piemonte             UIL Piemonte

SPI Piemonte                        FNP Piemonte             UILP Piemonte

 

 

 

 

Torino, 5 marzo 2020

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